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Rimuovere i tutor, brevetto copiato

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La Corte d’Appello di Roma ha stabilito la violazione ai danni di una piccola ditta toscana, la Craft di Greve in Chianti (Firenze). Prevista una sanzione civile pari a 500 euro per ogni giorno di ritardo nell’eseguire la richiesta ma nessun risarcimento all’azienda. La società annuncia che impugnerà la sentenza davanti alla Cassazione

Autostrade per l’Italia ha copiato il brevetto dei Tutor per rilevare la velocità e ora dovrà rimuoverli. La Corte d’Appello di Roma ha stabilito che la società ha copiato il brevetto di una piccola ditta toscana, la Craft di Greve in Chianti (Firenze). I magistrati hanno riconosciuto la violazione e ordinato la rimozione e la distruzione delle attrezzature esistenti. Ha poi previsto un sanzione civile in favore della Craft, pari a 500 euro, per ogni giorno di ritardo nell’osservanza della sentenza. Autostrade per l’Italia ha replicato dicendo che il sistema non sarà rimosso, ma “immediatamente sostituito con un nuovo sistema diverso da quello attuale”. La società ha spiegato che “si farà carico della sanzione pecuniaria prevista per mantenere attivo il sistema attuale fino alla sostituzione integrale degli apparati con altro sistema di rilevazione della velocità media, che avverrà entro tre settimane“.

La sentenza sarà impugnata presso la Corte di Cassazione da Autostrade, “le cui ragioni sono state riconosciute fondate da 4 precedenti sentenze di merito in tutti i gradi di giudizio”. L’azienda high-tech in provincia di Firenze combatteva dal 2006 contro il colosso Autostrade per farsi riconoscere la paternità del dispositivo. Si tratta di un sistema che nel 2017 ha permesso di rilevare oltre 500mila infrazioni, come risulta dai dati diffusi oggi dalla Polstrada. I giudici hanno anche deciso che Autostrade non potrà fabbricare, commercializzare e utilizzare il sistema. Nessun risarcimento per l’azienda fiorentina, che aveva avanzato una richiesta di 7,5 miliardi di euro.

La storia – Nel 1999 Romolo Donnini, titolare della Craft, inventa e brevetta un “sistema di sorveglianza e controllo del traffico su strade e autostrade”, depositato con il numero 013.10318. Si tratta di un dispositivo capace di leggere le targhe posteriori di tutti i tipi di veicoli grazie a due postazioni a distanza collegate con un elaboratore centrale che calcola i tempi di percorrenza e rileva le violazioni dei limiti di velocità. Un marchingegno dal potenziale enorme per chi gestisce migliaia di chilometri di strade ad alta velocità di percorrenza. Ma quando Donnini mostra il suo sistema ad Autostrade, la società si mostra poco interessata. Donnini, secondo la sua ricostruzione riportata allora dal Corriere della Sera, trova invece l’interesse della Polizia stradale a cui manda il brevetto. Da quel giorno, per anni, non riceve più risposta, “Poi nel 2004 – raccontava l’imprenditore – Polizia stradale e Autostrade annunciano di aver inventato e brevettato un rivoluzionario sistema di rilevamento della velocità media per il controllo dei veicoli”. Si tratta, secondo Donnini, di una “pedissequa copiatura” della sua invenzione, “camuffata con la specificazione di una componente secondaria”. In realtà all’inizio le due macchinette non sono proprio identiche: nel sistema Craft, al passaggio del veicolo, le telecamere vengono attivate da raggi luminosi (‘spire virtuali’), mentre il Tutor di Autostrade usa sensori situati sotto l’asfalto (‘spire induttive’).

La guerra legale – Donnini a quel punto cerca una mediazione e chiede un milione e mezzo di euro, ma gliene offrono solo 150 mila. L’accordo non si trova e l’imprenditore decide di fare causa ad Autostrade per contraffazione del brevetto. Per evitare la condanna, nel 2006 la società ritira la sua domanda di brevetto, ma continua a difendere l’originalità della propria apparecchiatura, affermando che le differenze rispetto al ‘metodo’ Craft sono tutt’altro che secondarie e che il suo sistema è diverso proprio in quegli elementi accessori. Non solo: la società chiede anche la nullità del brevetto di Donnini, sostenendo che nel mondo ne esistono già di analoghi. Il sistema ideato dall’azienda toscana viene invece riconosciuto valido nel 2014 dal Tribunale di Roma in quanto “ha caratteristiche distintive innovative rispetto alla tecnica nota”. Ma il Tutor di Autostrade, secondo i giudici, non rappresenta una contraffazione del brevetto Craft per la presenza di sensori diversi. Nel 2015 la Cassazione aveva respinto il ricorso di Autostrade sulla nullità del brevetto Craft. Rimaneva il problema della copia del brevetto su cui si espressa oggi la Corte di Appello di Roma, dando ragione al piccolo imprenditore toscano. Ma la vicenda non è per niente finta perché Autostrade ha già annunciato di voler impugnare la sentenza in Cassazione.

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